I Ticinesi hanno ancora una volta lanciato un chiaro segnale che però, purtroppo, non giungerà sino a Berna. In ben 59'501 nel nostro Cantone, pari al 59.42%, si sono detti favorevoli all’iniziativa di attuazione per l’espulsione dei criminali stranieri. Ticino, Uri, Svitto, Obvaldo, Nidvaldo e Appenzello Interno sono stati gli unici a dire sì e a voler combattere in modo deciso la criminalità di importazione.
Tuttavia, le ragioni del SI ticinese sono probabilmente altre. La posizione geografica del nostro Cantone, oltre ad assicurarci un clima mite e molto soleggiato, ci rende molto più vulnerabili del resto della Svizzera ai problemi provenienti da sud, che purtroppo al momento non sono trascurabili. Confinando con una nazione in profonda crisi economica che a sua volta è il punto d’arrivo di migranti provenienti da Paesi in crisi perenne e in cui non esiste legge se non quella del più forte, non possiamo certo chiudere gli occhi appellandoci al moralismo. Basta guardare i telegiornali sulle reti italiane: lo smisurato aumento della criminalità nella vicina Penisola è dovuto alla massiccia presenza di immigrati dal Medio Oriente, Africa e dall’Est europeo. Le periferie delle grandi città sono diventate zone franche, in cui la polizia non ha più accesso né controllo e le bande di criminali regnano. Noi queste situazioni le conosciamo perché sono a pochi chilometri dal nostro confine, perché i media che li riportano si esprimono nella nostra stessa lingua e i modi di vivere sono i medesimi, provenendo tutti dalla medesima area geo-culturale. I nostri connazionali, al di là delle Alpi, no. Per loro l’Italia è ancora troppo lontana, così come è lontana Colonia.
Pur di combattere questa iniziativa, si è risvegliata la famosa “società civile” che “ha dato prova di maturità” (parole della Consigliera federale Sommaruga). Si vede che in Ticino siamo incivili ed immaturi. D’altronde, c’è un solone ex consigliere nazionale P$, che ha dichiarato che ormai il nostro Cantone è in balia del leghismo più sfrenato… Moralisti in ogni angolo della Svizzera hanno accusato questa iniziativa di essere insensata, populista, razzista e chi più ne ha più ne metta.
Ciò che è sfuggito ai più che hanno festeggiato domenica, è che un criminale è un criminale punto e basta, non c’è accusa di razzismo che tenga, se non si rispettano le leggi del Paese in cui vivi, non resti, tantomeno se vuoi rimanerci sulle spalle dei contribuenti.
Ciò avverrà comunque sulla base di una legge votata dal Parlamento e voluta dal Popolo svizzero nel 2010, il resto è margine di manovra dei giudici, ed è lì che dovremo controllare. In passato la visione “cattiva” e “populista” si è già rivelata pagante: grazie a noi “cattivissimi” non siamo nell’UE, tanto per citarne una. Non vorremmo avere ragione ancora una volta molto tempo dopo.
Roberta Pantani
Consigliera Nazionale
Il Mattino della domenica